Mentre la situazione delle quotazioni delle terre rare dalla Cina vede un brusco rialzo alla ripresa dopo il Capodanno Cinese, si stanno delineando nuovi scenari globali con l’obiettivo di bypassare il monopolio cinese nell’estrazione e raffinazione dei minerali.
Un recente accordo in via di definizione tra Ucraina e USA garantirebbe agli Stati Uniti l’accesso a larga parte delle abbondanti risorse minerarie dell’Ucraina come forma di compensazione per gli aiuti militari inviati negli ultimi anni.
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L’accordo però non è ancora stato siglato in quanto Zelensky per tutelarsi dalla volubilità della Casa Bianca, sta pensando di coinvolgere nello sfruttamento dei suoi giacimenti anche l’Unione Europea, il Regno Unito e il Canada, in modo da allungare la lista dei partner economici.
L’apertura di nuove fonti di approvvigionamento delle terre rare diventa strategico per la salvaguardia di alcune filiere importanti: tecnologie digitali, energia pulita, aerospazio, difesa.
Di terre rare – un gruppo di diciassette elementi la cui estrazione e lavorazione è dominata dalla Cina –, in verità, l’Ucraina non è ricca: Il paese possiede però depositi notevoli di litio grafite e cobalto, utilizzati nella fabbricazione delle batterie per i veicoli elettrici; di titanio e berillio per il settore aerospaziale; di niobio, un superconduttore; di uranio per l’energia nucleare.
Nell’attesa di capire come evolveranno le trattative e come si modificherà lo scenario internazionale delle terre rare, Garnet sta stringendo accordi con le fabbriche di Neodimio e Samario-Cobalto per bloccare le quotazioni e prenotare la produzione della seconda metà del 2025 ed inizio 2026.
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